Galileo Galilei (1564 - 1642) si rifiutava di accettare come oro colato le teorie di Aristotele (ca 384 a.C. - 322 a.C.). Teorie datate duemila anni! Per la mentalità dell'epoca tale autorevole persistenza era condizione più che sufficiente per confermarne la veridicità, ma lui era di ben altro avviso. Tra conformità e innovazione, la direzione in cui si proiettava Galileo era chiarissima a partire dal modus operandi: era convinto che non ci si dovesse fermare alla teorizzazione di una spiegazione, ma che si dovesse indagarne la veridicità re-immergendosi nel concreto dell'esperienza. E così fece.
Intendeva sottoporre i fenomeni naturali ad un'indagine naturale: osservare e verificare attraverso esperimenti, senza timore di mettere in discussione quanto supposto in precedenza pur di procedere nella scoperta della verità... vera fino a prova contraria.
Questo metodo sperimentale ha dato il via alla scienza moderna e fatto inevitabilmente perdere credito come scienziato ad Aristotele, senza intaccarne comunque il ruolo di stimato filosofo.
Geniale, creativo, pragmatico, Galileo si adoperò per costruire gli strumenti e le condizioni necessarie alle sue ricerche. Ma è al fabbricatore di occhiali olandese Hans Lippershey (1570 - 1619) che si attribuisce l'invenzione del primo cannocchiale. Divenne anche un oggetto abbastanza popolare; Lippershey e gli iniziali utilizzatori lo sfruttarono però solo come divertente passatempo per avvicinare guglie e oggetti lontani.
Galileo, invece, lo migliorò aumentando il fattore di ingrandimento da tre a circa otto volte e con esso aprì il cielo mandando semplicemente in fumo venti secoli di astronomia.
In meno di due anni smantellò le convinzioni astronomiche dell'epoca e la sua fama si propagò in tutta Europa.
La Luna non era quindi una sfera perfetta come sosteneva Aristotele. Assomigliava alla Terra: entrambe illuminate dal Sole, entrambe con monti e valli.
Non era dunque neppure il Sole un astro perfetto.
Osservò che giravano intorno al pianeta, sparendo a volte dietro. Questo significava che non esisteva una calotta sferica con le stelle fisse attaccate. Essi giravano intorno a Giove analogamente alla luna rispetto alla terra, e a come pensava facessero la terra e gli altri pianeti intorno al Sole.
Fuorviato dalla scarsa potenza del cannocchiale, Galileo pensò che si trattasse di un "pianeta tricorporeo". Solo nel 1659 il fisico astronomo olandese Christiaan Huygens (1629 - 1695) ipotizzò la presenza di anelli intorno a Saturno.
Il che sembrava confermare che Venere girasse intorno al Sole e ne fosse illuminato, come indicato nel sistema copernicano.
Fino a quel momento, a occhio nudo, non si poteva scorgere la fittissima granularità della via Lattea e il fatto che le sue stelle fossero in profondità le une rispetto alle altre.
Un anno dopo la morte di Galileo, nacque Isaac Newton (1643 - 1727) e con lui la formula della Legge di Gravitazione Universale che permetterà di descrivere matematicamente i moti celesti e di uscire fisicamente dalla sfera terrestre percorrendo in tre giorni circa 384.400 chilometri fino a porre i piedi sulla Luna il 20 luglio 1969, con la missione spaziale americana Apollo 11.
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